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Il Giappone � il luogo ove la spada (Ken)
non � un semplice strumento di difesa ma
il mezzo per raggiungere la perfezione,
dove la scherma � da sempre esercizio
mistico. Il valore di un guerriero (Bushi)
era valutabile dalla sua bravura nel
maneggio delle armi. Ma la spada lunga (Katana)
non era solamente un’arma, bens� un
mezzo per il raggiungimento della
perfezione interiore (Satori); e
a questo proposito un nome valga per
tutti: Shinmen Musashi no kami Fujiwara
no Genshin.
Lo studio, l’addestramento all’uso della
spada iniziava all’et� di cinque anni e
impegnava il bushi, il guerriero, per
tutta la vita, mirando a un continuo
perfezionamento nella destrezza nel
maneggio, ma esso insegnava anche il
culto dell’austerit� e del sacrificio.
Il samurai, armato delle due spade, una
lunga (Katana o Uchigatana)
e una piccola (Wakizashi o
Shoto) infilate nella cintura (Obi)
traeva da esse il riconoscimento del suo
stato sociale: nessun altro era
autorizzato a portare in pubblico la
coppia di spade (Daisho), i soli
civili autorizzati al porto di un’arma,
non due, arma la cui lama non poteva
superare i due shaku, equivalenti a 60,6
centimetri, erano i mercanti.
Per il samurai la spada assumeva un
elevato valore simbolico. Essa era
contemporaneamente l’emblema di una
classe sociale, un’opera d’arte e uno
strumento per vincere i contendenti e
tenere soggiogati i membri delle classi
inferiori.
La spada come opera d’arte assumeva un
valore estetico grazie non solo alla
bellezza del manufatto, il suo maneggio
implicava una notevole grazia nel
movimento, impiegare correttamente la
katana richiede un movimento elegante e
aggraziato, in armonia con la natura e
le sue forze.
La spada era usualmente impugnata con
entrambe le mani, la punta (Kissaki)
verso l’alto, rivolta alla gola
dell’avversario, l’elsa (Tsuba) a
una distanza dal corpo pari a tre quarti
della lunghezza del braccio dello
spadaccino, e il fendente era sferrato
dall’alto verso il basso oppure
orizzontalmente, il tutto con il fine di
ottenere il massimo risultato con il
minimo sforzo.
Un samurai combatteva con il solo scopo
di dimostrare il proprio valore di
guerriero, la sconfitta in duello era
giudicata una prova di inferiorit�
rispetto all’avversario, non un affronto
da vendicare, e non poche volte portava
all’eventualit� che il battuto
diventasse allievo del vincitore.
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In Giappone i fabbri di spade
costituivano un mondo proprio, un
universo al quale molti nobili e anche
l’imperatore Go-Toba non disdegnavano di
appartenere. Era riconosciuta alla loro
arte una alta valenza spirituale, le
apprezzatissime lame dovevano possedere
insieme le qualit� estetiche e
l’efficacia in combattimento, cos� da
suscitare nell’osservatore sensazioni
di: potenza e insieme di bellezza,
meraviglia e terrore.
Nel paese del Sol Levante la
fabbricazione della lama per una spada
era ed � considerata un’operazione
sacra. Il maestro spadaio sceglie con
cura il giorno propizio per iniziare
l’opera, nei periodi precedenti la
forgia segue un rituale di purificazione
del corpo e dello spirito, e per
l’esecuzione indossa una veste
sacerdotale di colore bianco e un
copricapo in lacca di color nero,
inoltre allontana gli spiriti maligni
chiudendo la porta d’ingresso alla
fucina con una corda di paglia di riso (Shimenawa).
La peculiarit� delle lame giapponesi
consiste nella composizione della
struttura della lama, con una superficie
esterna, pi� dura, e un’anima interna
pi� tenera. Il processo di forgia pi�
comune � il Kobuse – Gitae. La parte
esterna della lama (Kavagan�) �
il corpo principale, la parte rigida con
notevole ritenzione al taglio; la parte
interna (Shingan�) rappresenta il
corpo secondario, inglobato nel
Kavagan�, quello che conferisce alla
spada la necessaria elasticit�.
La tempra della lama (Yaki ire)
rappresenta la fase cruciale, essa
definisce l’area di taglio della lama (Yakiba),
creando il bordo d’acciaio temprato, la
parte che sar� affilata. Lo yakiba �
considerato di gran valore estetico e
costituisce una delle caratteristiche
pi� ammirate dagli intenditori di lame
giapponesi.
La lucidatura avviene passando la lama
su diversi tipi di pietra abrasiva,
iniziando dalle pi� ruvide per
concludere con le pi� fini: nell’ultima
fase della lucidatura la pietra viene
passata sul taglio (Ha saki).
Solo una corretta lucidatura (Forbitura)
permette di evidenziare tutte le
componenti intime di una lama (Hamon,
Nie, Nioi) cosi da consentirne la
completa “comprensione”.
Il collaudo di una lama seguiva le
rigide norme dettate da Yamada
Tameshigi, per cui si mirava a provarne
l’efficienza sferrando un fendente sul
cadavere di un uomo, fendente che doveva
recidere in un sol colpo la parte
colpita; vi erano sedici modi diversi di
collaudo dalla sezione pi� semplice, che
consisteva nel recidere la mano
all’altezza del polso, alla pi�
impegnativa, che riguardava la
trasversale pelvica.
La firma (Mei) posta sul lato
esterno (Omote) del codolo (Nagako)
era apposta alla fine, solo quando lo
spadaio (Kaji) era certo della
buona qualit� della sua creazione.
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Il collezionista giapponese della spada
considera la lama (To shin) come
l’elemento principale. Erroneamente i
collezionisti europei e americani
privilegiano la montatura (Ko
shirae), per la quale la scelta �
sicuramente molto pi� facile.
I fornimenti delle lame (Tosogu)
comprendono la Tsuba e i Kodogu (Kashira,
Fuchi, Menuki, Kogai e Kogatana).
Gli ornamenti sono la delizia
dell’amatore ma, appartengono a un’epoca
in cui la spada non era pi� impiegata in
battaglia, ma era un semplice oggetto
ornamentale, da ostentare nelle
cerimonie ufficiali, ben lontana dai
valori di austerit� e sacrificio che
stavano alla base del Bushido.
La suddivisione in periodi della
produzione delle lame � generalmente la
seguente: spade antiche (Koto),
spade nuove (Shin to), spade
nuovissime (Shin shin to), spade
moderne (Gendai to) e spade
contemporanee (Shin saku to).
Tutte queste lame sono accomunate dalla
stessa tecnica di forgia, una tecnica
trasmessa segretamente dal maestro
all’allievo e sempre fedele alla
tradizione. Se una differenza si vuole
trovare, questa risiede nel diverso
metodo di produzione della materia
prima, il ferro.
Alle spade antiche, in genere le
maggiormente desiderate dal
collezionista, viene attribuito un
maggior fascino, certo dovuto alla
patina lasciata dal trascorrere del
tempo che � molto gradita all’occhio
dell’esperto conoscitore.
La lama veramente collezionabile deve
essere in perfetto stato di
conservazione e forbitura; l’eccellente
fattura e la firma illustre vengono
totalmente svalutate dalle manomissioni
di mani inesperte e da impropri processi
di pulizia.
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Ogni lama richiede delle semplici cure
periodiche, necessarie per la corretta
manutenzione. Le cure consistono nello
sgrassare la lama; questo avviene per
mezzo: di una prima pulizia con carta (Nagui
Kami), seguita dall’ applicazione
dell’ Uchiko e dalla sua completa
rimozione.
A questa prima fase segue la fase di
protezione che avviene con l’
applicazione di un sottile strato di
olio di Chojiju per mezzo di una leggera
pezzuola (Aburagire).
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La tsuba �: l’ elsa / la guardia / il
paramano della spada giapponese, � l’
accessorio pi� importante per ornamento
della lama e il pi� collezionato, al
centro presenta un foro per il passaggio
della lama (Nakago ana), pu�
presentare altri due fori laterali per
il kozuka (Kozuga Hitsu ana) e il
kogai (Kogai Hitsu ana), se
firmata dal creatore la mei � sulla zona
intorno al nakago ana (Seppa-dai).
La tsuba ricopre la funzione di:
equilibrare la spada, di impedire che la
mano scorra lungo la lama e di blocco
contro una spinta o un taglio in duello.
Con il tempo alla funzione pratica si �
aggiunta l’ estetica, sino a diventare
un simbolo della condizione sociale del
proprietario.
Le tsuba erano inizialmente costruite
dagli stessi fabbri della spada o della
corazza, usando come materiale il ferro
forgiato, raramente le superfici erano
arricchite da decorazioni realizzate con
la tecnica del traforo, della
punzonatura e dell’incisione. L’
iniziale funzione protettiva viene
soggiogata dall’ istinto artistico del
popolo giapponese e l’originaria tsuba (Ko
katchushi o Ho tosho) viene
ora realizzata da artigiani / artisti
specializzati, si evolve acquisendo una
connotazione artistica, disegni e
ornamenti diventano sempre pi� ampi e
complessi, il ferro viene affiancato da
molti metalli puri o in lega quali: il
rame, il bronzo, l’ ottone (Shinch�),
lo yamagane (una variet� di bronzo), il
sentoku (lega di color giallo
verdastro), lo shakudo (lega di color
nero viola) e lo shibuischi (lega di
color grigio argentato).
La forma delle tsuba generalmente �
circolare (maru) o quadrata (kaku),
pi� raramente assume forme irregolari
quali: la forma del pugno (kobushi),
a quattro lobi (mokko), del
profilo della foglia della malva (aoi),
volutamente appena irregolare o
leggermente asimmetrica e cosi via
secondo una precisa e dettagliata
terminologia nipponica.
La lavorazione delle superfici delle
tsuba avveniva con la tecnica
dell’incisione (Chokin), questa
si suddivide in: nanako (uova di pesce,
motivo decorativo realizzato da una
sottile granulazione regolare della
superficie), iro-e (intarsi di diversi
metalli di vari colori), tananikubori
(intarsio o decorazione di alto
spessore) e ke-bori (tecnica di
decorazione ad incisione di figure e
ideogrammi con linee molto sottili,
simili ai capelli umani).
Scritto
da Luca Piatti a Milano nel febbraio
2004
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